È il 1976 e c’è un uomo, americano, che vaga per le strade di Copenaghen.
Lo accompagna una cantante e violoncellista danese, Mathilda.
Lui è lì per suonare e pare lo sappia fare anche piuttosto bene.
Scrive canzoni e in America ha già pubblicato tre album che gli sono valsi parecchie pacche sulle spalle da parte della critica ma scarso successo commerciale.
Vaga, vaga molto per Copenaghen e beve, beve anche di più.
Strafatto e malconcio si ritrova sulla strada, senza un soldo.
“Frank, Can I borrow a couple of bucks from You?”, giusto per continuare a starci ancora un po’, su quella strada.
Cambiamo per un momento latitudine, cultura, mondo.
Ora c’è una canzone popolare australiana che narra di uno swagman che a morire per mano di un proprietario terriero francese non ci sta (“You’ll never catch me alive!”) e preferisce uccidersi da sé.
La canzone si chiama “Waltzing Mathilda” e, per quanto fosse popolare, rischiò seriamente di diventare l’inno nazionale australiano.
Uno swagman era un girovago che errava per il continente in cerca di lavoro con la sua sacca sulle spalle alla quale era appeso il suo swag (un sacco a pelo arrotolato) che, ad ogni passo, dondola che sembra ballare.
Questo suo errare veniva chiamato “waltzing” (dal tedesco auf der Waltz) e identificava appunto il viaggiare in cerca di lavoro.
Gli swagman chiamavano familiarmente “Mathilda” il loro swag e qui il cerchio si chiude: infatti waltzing Mathilda” significa letteralmente “fare waltzing con Mathilda”, fare la strada insieme alla propria Mathilda, insomma stare sulla strada.
Ed eccola lì Mathilda, sulle strade di Copenaghen.
Dove non puoi comunicare perché nessuno parla la tua lingua, hai gli stivali inzuppati e non puoi riprendere a camminare.
Dove tutto sembra perduto e l’Old Bushmill* ti ha messo in ginocchio
Lui allora la implora di ucciderlo ma lei con la lama gli ha solo aperto la maglietta, nemmeno un graffio e mentre lui è sempre più ubriaco, lei, alla luce della finestra che illumina il suo profilo, sotterra il coltello, risparmiandolo.
La strada (Mathilda) si popola di fantasmi e di ogni tipo di personaggio, dissidenti cinesi e spogliarelliste, fuggitivi per i quali le strade non sono fatte per sognare, ma per viverci, tra trappole omicide e fantasmi che ti vendono sogni.
Tutti lì a volere la loro parte di scena.
Mathilda, quanti ne hai fatti fuori, eh Mathilda? A centinaia. Lo sanno tutti, qualsiasi marinaio, qualsiasi carceriere cui chiedi la chiave per fuggire, anche gli anziani su una sedia rotelle, tutti lo sanno che sei tu la vera colpevole.
Tu che li seguirai ovunque andranno, tu che sei una ferita che non guarirà mai, una vecchia e malandata valigia perduta in un hotel da qualche parte, che lasci il tuo profumo su una maglia macchiata di sangue e di whiskey.
E allora tanto vale chiudere gli occhi e buonanotte a chi vive di notte, agli spazzini.
Alle guardie notturne.
Ai pompieri…
…e allora, buonanotte anche a te, Mathilda.
*Whiskey irlandese